domenica 26 giugno 2016

L'inferno del Gavia

Era il 5 giugno del 1988 e si correva la quattordicesima tappa di quel giro d'Italia,la Chiesa Valmalenco-Bormio con nel finale la scalata al Passo Gavia,cima affrontata in precedenza una sola volta dalla corsa rosa nel 1961 con lo scollinamento in testa di Imerio Massignan,mentre nell'edizione successiva non si potè transitare a causa delle avverse condizioni atmosferiche.
In testa alla classifica generale c'era l'italiano Franco Chioccioli chiamato coppino per via della forte somiglianza con il Campionissimo,mentre alla sue spalle un nutrito manipolo di contendenti ambiva a strappargli il simbolo del primato;la notte precedente alla tappa in cima al passo era caduta la neve,ma gli sforzi degli organizzatori erano riusciti a tener libera la strada che allora per metà nel versante che sale da Ponte di Legno era sterrata.
Alla mattina la partenza fu data regolarmente anche se faceva freddo e le previsioni dessero pioggia con possibile nevicata verso lo scollinamento:nonostante questo il patron Torriani fu irremovibile e la corsa si svolse sul tracciato originariamente previsto;nel corso dell'ascesa al Gavia però le condizioni meteo peggiorarono improvvisamente e quella che doveva essere una nevicata sporadica si trasformò in una vera e proprio bufera che inizio ad imperversare proprio quando stava transitando la corsa.
Organizzatori e squadre furono in questo caso colti alla sprovvista  e le scene che si videro quel giorno in salita ma ancor più nella lunga discesa verso Bormio rimarranno per sempre nella leggenda di questo sport:corridori che erano riusciti a transitare fra i primi in cima all'inferno bianco subirono poi in discesa gli effetti del congelamento,giungendo al traguardo con oltre mezz'ora di ritardo dal vincitore di giornata,l'olandese Erik Breukink.
Chi visse quella frazione da corridore,addetto ai lavori o semplice spettatore non potrà mai dimenticare i volti stravolti dal freddo che giunsero all'arrivo:alla sera parecchie ore dopo la conclusione della fatica agonistica molti atleti ancora tremavano e solo per un miracolo non si giunse alla tragedia.
Travolto dalle polemiche e dalle accuse della stampa,il patron Torriani modificò la tappa del giorno successivo che prevedeva la scalata dell Stelvio anch'esso imbiancato dalla neve:una decisione sensata presa però con ventiquattr'ore di ritardo.

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